Clone 2.0

Vincenzo Della Mea

Clone 2.0

Vincenzo della Mea ha usato GPT-2, prima “addestrandola”, poi lasciandola libera di creare poesia. La procedura con cui si è arrivati a questo volume prevede quindi un lavoro spalla a spalla tra macchina e uomo, le vette di Moravec paiono raggiungibili alla macchina solo grazie all’aiuto umano. Il risultato ci mostra un’ambiguità molto avvincente: la macchina si corregge attraverso una scelta umana, autoriale nella sua unicità. Quello che ci dicono queste poesie, riguarda più noi stessi, o l’autore umano, che la macchina. Forse scopriamo che ciò che in noi dovrebbe sfuggire all’algoritmo è solo un algoritmo di grado diverso.

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