Fuoricittà_autunno: a Brugnera con Marco Balzano

Sarà una delle firme più note della letteratura italiana contemporanea, lo scrittore Marco Balzano, a inaugurare lunedì 3 novembre, alle 20.45 presso il Canevon di Brugnera - nel Parco Villa Varda - il cartellone “pordenonelegge Fuoricittà_Autunno”, la Stagione letteraria diffusa con tredici eventi in altrettanti comuni del territorio pordenonese, di scena fino al 10 dicembre anche a Prata di Pordenone, Porcia, Morsano al Tagliamento, Sesto al Reghena, Casarsa della Delizia, Azzano Decimo, Cordenons, San Quirino, Spilimbergo, Maniago, Sacile, San Vito al Tagliamento.
Organizzato da Fondazione Pordenonelegge.it in stretta sinergia con l’Amministrazione comunale di Brugnera, l’incontro inaugurale è nel segno del romanzo storico: Bambino (Einaudi, 2024) ha conquistato il prestigioso Premio Acqui Terme 2025 e con un plot che attraversa guerre, confini, tradimenti, con un personaggio impossibile da dimenticare, indaga sul rapporto fra individuo e collettività, fra scelte personali e i grandi rivolgimenti della storia. A Brugnera Marco Balzano converserà con Gian Mario Villalta, direttore artistico di pordenonelegge. L’incontro è proposto con ingresso gratuito, è suggerita la prenotazione iscrivendosi attraverso il proprio account mypnlegge sul sito www.pordenonelegge.it. Info: 0434.1573100 mail [email protected]. Fuoricittà_Autunno è a cura di Gian Mario Villalta, Alberto Garlini e Valentina Gasparet.
Bambino ci porta nella Trieste del secondo dopoguerra, un uomo beve un caffè al bancone del bar. Qualcuno lo chiama, lui si gira ma sente già la canna di una pistola puntata contro la schiena. Tutti lo conoscono come «Bambino»: è stato la camicia nera più spietata della città. «Ho ucciso e fatto uccidere. Ho sempre cercato di stare dalla parte del più forte e mi sono sempre ritrovato dalla parte sbagliata». Una storia veloce quanto un proiettile: come in Resto qui, Marco Balzano torna al grande romanzo storico e civile. E lo fa con il suo personaggio più duro: Mattia, che nasce a Trieste nel 1900. La sua infanzia irrequieta, forse, è già un presagio: un fratello che parte per l’America, un amico che presto lo abbandona. Quando scopre che la donna che lo ha cresciuto non è la sua vera madre, dentro di lui qualcosa si spezza e nel petto divampa un fuoco freddo che non saprà mai domare. L’ingresso fra le file degli squadristi è una conseguenza quasi naturale. Nonostante il soprannome che gli hanno affibbiato per il suo viso da fanciullo, «Bambino», Mattia ostenta una ferocia da boia. Ma prima ancora dell’ideologia, prima della violenza e della brutalità antislava, il motivo per cui indossa la camicia nera e batte palmo a palmo le terre contese è la speranza di ritrovare quella madre senza nome né volto. La ricerca di una donna che non ha mai conosciuto diventa il senso di tutto. Suo padre, un vecchio orologiaio sicuro che le persone si possano riparare come gli ingranaggi, è l’unico a conoscere la verità, ma la tiene sigillata in un silenzio blindato quanto una cassaforte. Nella frontiera d’Italia più dilaniata, la vita di Bambino scivola su un piano inclinato: ogni giorno una nuova spedizione, un nuovo assalto, una nuova rapina. E poi, tutto d’un fiato, lo scoppio della guerra, i nazisti in città, l’occupazione jugoslava di Trieste, le foibe. Un’esistenza vissuta da cane sciolto, scandita da un implacabile conto alla rovescia.
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