Flavio Frigè a soli 17 anni, mentre lavorava sul tetto di un capannone, sfiora i cavi della corrente e rimane folgorato. Dopo un lungo ricovero ospedaliero e l’amputazione delle gambe e di un avambraccio, viene inviato al Centro Inail di Budrio dove scopre le protesi con le quali dovrà convivere. Flavio, dopo un lungo periodo di sconforto, riesce a reagire affrontando in modo determinato la sua “seconda vita”, come racconta nelle scuole e nelle fabbriche. Da anni Flavio è entrato a pieno titolo nel gruppo di Ocjo, tiene la scena da attore consumato, la platea è catturata dal racconto, il silenzio è totale, gli sguardi non si distaccano dal palcoscenico, qualche occhio arrossato dà il segno del coinvolgimento, i presenti apprezzano la serenità del racconto e il riscatto di una vita che pareva perduta. L’immagine di quel ragazzo di 17 anni che su quella tettoia ha lasciato la sua prima vita rimane scolpita per sempre nella mente di chi lo ascolta.
Incontro con Piero Vigutto. Intervengono Flavio Frigè e Bruzio Bisignano