Federico Federici (Savona, 1974) vive tra Finale L. e Berlino. Tra i lavori: L'opera racchiusa (Premio Montano 2009), Requiem auf einer Stele (Conversation Paperpress), lùmina (Camera Verde), Dunkelwort (UHU Bücher, 2013). Ha tradotto dal russo Sono pesi queste mie poesie (Via del Vento) di N. Turbina e dall'inglese Adage Adagio (Polìmata) di D. Nettleingham e C. Hobday sulla nuova poesia civile. Su rivista: Atelier, Conversation poetry, Private, Maintenant (dada), Ulisse, Il Foglio Clandestino, Semicerchio. Collabora con puntocritico, è tra i responsabili di The Conversation International.
Sito web: http://federicofederici.net
il rovescio a parola (lùmina, n.12)
eppure ti scrivo
parola a venire
t'invito nel tuo futuro
che non porti altrove,
troppo sarebbe averti
per nome
qui sono i giorni
di ogni altra attesa
parola staccata
mutilazione terrestre
escrescenza del tempo
che accosta e compone
le parti, nostre disinteressate
morti di spirito
vera o non vera per poco
indico te a me stesso
identica, identico io
dentro te imperturbato
combacio, mi do nome,
compiaccio di scriverti
dentro. taciuta taci, ricevo
la grazia sul labbro,
conservo il tuo fossile
senso tra le pietre degli occhi,
santifico a guardarti
il tuo silenzio
Questionario