Pierluigi Lanfranchi (Bergamo, 5 dicembre 1973). Vive tra Amsterdam e Aix en Provence. Insegna lingua e letteratura greca all’università di Aix-Marseille. Ha pubblicato la plaquette Canicula (Trieste 2007) e la raccolta Latitudini (Pavia 2008). Suoi testi sono stati pubblicati da Atelier, Le voci della luna. Sue traduzioni di poeti olandesi sono uscite su Testo a Fronte e l’Almanacco dello Specchio.
Elegia per una donna che ha cambiato nome
Niente è più quel che fu, madame Guizard,
nemmeno il nome che portavi allora
quando – mi pare in giugno – par hasard
per primo ti rivolsi la parola.
I volti sulle banconote, l’asse
terrestre, il numero di casa, il clima,
il presidente del Perù, le tasse:
non è rimasto niente come prima.
Per non parlare – tanto non ne vale
gran che la pena – del declino in atto
nelle province e nella capitale
del corpo: crolli, ponti e denti rotti,
insurrezioni, eccetera. Per l’ultima
volta ti vidi l’anno dell’eclissi
totale. Il sole si dava all’occulto
aspettando che il millennio finisse
e tu dicesti con l’erre uvulare
Au revoir, però intendendo Addio.
Mentre ti allontanavi nel brusio
del traffico ebbi il tempo di guardare
nello specchietto il taglio del tuo naso,
del ciglio, della fronte corrugata
e scoprire all’istante come il fato
di profilo somigli molto al caso.
Questionario